La Riviera dei fiori e le sue ville

Tre giornate per scoprire la Liguria nobile: la bellezza architettonica di ville immerse nel verde e nel profumo della Riviera dei fiori

La Riviera dei fiori e le sue ville

La Riviera dei Fiori nasconde tra la sua natura selvaggia e profumata un’anima nobile. A dimostrarlo sono le numerose ville che impreziosiscono alcuni dei borghi più belli del Ponente ligure.


PRIMA GIORNATA: BORDIGHERA
 
La prima tappa dell’itinerario è Bordighera che ospita ben quattro ville. Le origini di Bordighera risalgono al V secolo a.C. quando alcuni liguri ersero sulle alture dei villaggi per dedicarsi all’agricoltura e alla pastorizia. Oggi la cittadina non è solo meta di turismo balneare ma presenta anche un grande patrimonio storico-culturale come dimostrano le ville.


La prima di essa è Villa Regina Margherita che domina la via Romana creata, appunto, dai Romani come collegamento tra la Liguria e la Gallia. Fu ideata nell’ottobre del 1915 dall’architetto Luigi Broggi come residenza estiva di Sua Maestà Margherita di Savoia. La sua vicina è Villa Etelinda riservata, invece, al personale. Lo stile della villa è quello neobarocco ed è circondata da un magnifico parco ideato dal botanico Lodovico Winter dove spicca per il suo intenso profumo e per la sua bellezza una rosa molto rara: la “Reine Marguerite d’Italie” dedicata proprio a Sua Maestà. Nel 2008 la villa viene acquistata dall’amministrazione provinciale di Imperia e dalla città di Bordighera e si diede vita alla Fondazione Terruzzi-Villa Regina Margherita. Oggi la nobile residenza è stata restaurata ed è diventata un museo dove si può ammirare una parte della collezione Terruzzi con dipinti e mobilio che ne aumentano il valore artistico-architettonico.

Prima di proseguire il percorso per chi vuole fare una pausa golosa il consiglio ricade sulla Pasticceria Sant’Ampelio in Via Vittorio Emanuele che ha alle spalle quarant’anni di qualità, garanzia di una pasticceria d’eccellenza. Le specialità da gustare sono dei cioccolatini ripieni di crema al rhum, i “Bordigotti al Rhum”, e le praline al cioccolato.

Dopo questa dolce pausa si prosegue con la visita della seconda villa: Villa Garnier nata come residenza di villeggiatura del famoso architetto francese Charles Garnier il cui progetto più noto è quello dell’Opéra di Parigi. Garnier, in un suo viaggio, rimase affascinato dall’atmosfera mistica della piccola cappella di San Sebastiano, situata nella zona dell’Arziglia, e proprio lì decise di costruire la sua villa. Lo stile che a Garnier sembrò meglio adattarsi a quel luogo che gli ricordava molto la Palestina fu il moresco caratterizzato da linee severe ed essenziali in perfetta sintonia con il paesaggio circostante. Infatti, le mura sembrano un tutt’uno con il parco dove le protagoniste sono le palme. Oggi questo palmeto è di grande importanza botanica perché rappresenta insieme a Elche, in Spagna, l’unico luogo in tutta Europa di riproduzione naturale delle palme.

A poca distanza Villa Bicknell: la terza tappa. L’edificio e il parco che lo circonda, anticipato da un portico, sono in perfetto stile inglese proprio perché accolsero la colonia inglese di Bordighera a fine dell’Ottocento. La villa fu costruita nel 1888 da Clarence Bicknell, botamico e matematico che giunse nella cittadina come pastore anglicano anche se poi abbandonò l’incarico. Aveva molte altre passioni come quella per la pittura e l’archeologia, infatti, si deve a lui la salvaguardia di molti reperti trovati nella Ventimiglia romana, alcuni dei quali oggi sono esposti nella villa che è stata adibita a museo. Oltre a museo, oggi villa Bicknell, è anche una biblioteca gestita dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri.

Ultima tappa e ultima villa della giornata è: Villa Pompeo Mariani. Nacque nel 1885 come elegante cottage inglese che la contessa Fenshawe si fece progettare da un architetto già incontrato nella seconda tappa: Charles Garnier. Nel 1909 l’edificio fu comprato dall’illustre pittore Pompeo Mariani che decise di ingrandirla affidandosi a due nuovi architetti Rodolfo Winter e Luigi Broggi per gli esterni mentre gli interni furono realizzati dal famoso artigiano Eugenio Quarti con alcuni arredi di Giovanni Lomazzi. Le parti in ferro battuto, tipiche dello stile Liberty, furono create dal migliore maestro del ferro di quel periodo, Alessandro Mazzucotelli, e fra le sue creazioni spicca la grandiosa balconata lungo il lato sud della villa. L’apertura al pubblico avvenne nel 1998 e nel grande salone di rappresentanza si possono ammirare mobili e arredi in legno d’ebano. Censita tra le 900 Case d’Artista, dal 2008 rientra anche nell’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI). Il suo patrimonio storico-artistico è stato riconosciuto e protetto sia dal Ministero dei Beni Culturali sia dalla Regione Liguria. Da visitare è anche il museo accanto alla villa, la “Specola”, dove sono esposte le collezioni di Pompeo Mariani che usava quest’area proprio come laboratorio.

Per concludere la giornata si può girare per le vie di Bordighera per cercare souvenir o solo per osservare i bellissimi scorci presenti ovunque. Se si torna in via Vittorio Emanuele si potrà curiosare nell’atelier Creazioni di Anna Vigliarolo tutte le sue ceramiche che prediligono decorazioni floreali.

SECONDA GIORNATA: OSPEDALETTI E SANREMO

La prima tappa è Ospedaletti: tappa molto breve perché è presente solo una villa ma che permetterà di visitare un comune con paesaggi stupendi. Le origini di Ospedaletti, secondo la tradizionale leggenda, risalgono alla fine del XIII secolo quando i Cavalieri di San Giovanni a causa di una burrasca o di uno scontro contro i saraceni naufragarono e trovarono rifugio su queste coste. I Cavalieri do San Giovanni che poi presero il nome di Cavalieri di Rodi rimasero affascinati dal clima e dalla bellezza di quel luogo e nel XIV secolo riuscirono a farsi assegnare questa terra così ospitale nominandola Val di Rodi. Essi diedero vita a un ospizio per soccorrere i viaggiatori che andavano in pellegrinaggio in Palestina: proprio dalla parola ospizio che significa luogo ospitale deriverebbe il nome Ospedaletti.

Villa La Sultana è circondata da un parco immenso, rigoglioso di piante di grande valore botanico. La sua posizione è dominante a 250 metri dal mare. Il progetto venne portato a termine nel 1883 dall’architetto francese Biasini mentre i decori furono realizzati dal pittore Morgari. La villa si distingue da tutte le altre per l’uso a cui fu destinata: doveva ospitare eventi mondani ed essere una casa da gioco, un circolo dove si ritrovava l’aristocrazia di tutta Europa. L’uso ha inevitabilmente influenzato la sua estetica: l’edificio con le sue tre cupole è imponente e rientra pienamente nell’ecclettismo del “Rinascimento francese” dove le forme sono quelle classiche e Biasini prese come esempio per la villa proprio il Casinò di Montecarlo realizzato da Garnier. Infatti, dal 1884 al 1905, la villa fu il primo Casinò d’Italia poi la licenza passò a Sanremo. Da grande casinò, oggi, la villa dovrebbe essere restaurata da privati che potrebbero trasformarla in un albergo di lusso.

Coloro che sono rimasti affascinati dalla raffinatezza della balconata in ferro battuto vista nella villa Pompeo Mariani possono dare un’occhiata ad altre lavorazioni artistiche che usano questo nobile materiale, non si deve cercare in edifici del passato, basta visitare l’azienda dei Fratelli Ciarma lungo strada Vallegrande.

Da Ospedaletti ci si sposta a Sanremo con altre quattro ville. Sanremo è conosciuta in tutto il mondo non solo per il Festival della Canzone Italiana ma anche perché rappresenta il fiore all’occhiello del turismo della riviera di ponente. Le origini risalgono all’epoca romana quando Sanremo si chiamava Villa Matuciana. Le popolazioni sorsero sul colle creando uno schema difensivo che li proteggesse dai saccheggi dei saraceni, per la forma concentrica dell’insediamento, la città prese il nome di Pigna mantenuto ancora oggi dalla zona vecchia.

Le prime tre ville si trovano tutte lungo corso Cavallotti. La prima dell’itinerario è Villa Nobel. Come tutte quelle visitate precedentemente è nascosta dal grande parco che la circonda. È nel 1870 che ha inizio la storia della villa quando il farmacista Pietro Vacchieri comprò i terreni e vi fece costruire l’edificio. Il 26 maggio 1890 Alfred Nobel acquistò la villa e decise di trasferirsi da Parigi a Sanremo per problemi di salute che non gli permettevano di reggere ai rigidi inverni parigini e così scelse un luogo dal clima più mite, in Italia perché esercitava sul di lui un grande fascino data la diversità rispetto ai Paesi nordici di dove era originario. La villa è caratterizzata da una mescolanza di stili che riflettono la personalità dello scienziato. Oggi la villa, completamente restaurata grazie ai cospicui finanziamenti della Fondazione della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, ospita un’esposizione permanente intitolata “Scopri l’Ottocento” proprio perché presenta le scoperte più importanti del XIX secolo legate alle ricerche di Nobel.

Procedendo lungo la strada si giunge alla seconda villa: Villa Ormond. È circondata da uno spettacolare parco botanico che presenta come unica costruzione un’antica fontana in pietra e segue l’andamento dei tipici terrazzamenti liguri. Inizialmente si chiamava villa Rambaldi ma a causa dei danni subiti dal terremoto del 1887 venne acquistata dagli Ormond che vi costruirono una nuova villa, quella attuale. Il progetto fu affidato all’architetto Emile Réverdin che lo portò a termine nel 1889 seguendo uno stile improntato al puro classicismo di fine Ottocento come dimostra la sobrietà dell’edificio. Nel 1930 il Comune di Sanremo acquistò la villa che oggi è la sede dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario e ospita spesso manifestazioni e mostre importanti. Nel giardino un’attrattiva che unisce Sanremo e Atami è il “Giardino giapponese” dove la semplicità della filosofia ZEN crea un’atmosfera mistica.

L’ultima villa della via è: Villa Zirio. Il disegno fu ideato, già nel 1867, dall’architetto Bérénger per il ricco avvocato Giovanni Battista Zirio. Lo stile è quello neoclassico come si nota dalla regolarità della loggia e del timpano. All’interno fu installato il primo ascensore della ditta Stigler–Otis che funziona ancora. La villa ha ospitato personaggi molto famosi come: Federico III Re di Prussia e Imperatore di Germania che si trasferì a Sanremo nella speranza di guarire da un tumore che lo colpì alla gola e il compositore Richard Wagner nel periodo in cui non era ancora diventato famoso. Il giardino che la circonda fu progettato dal botanico Ludovico Winter per poi essere realizzato dalla ditta vivaistica Pin e Gullino. Oggi la villa appartiene al Comune ed è la sede dell'Assessorato al Turismo, dell’Orchestra Sinfonica municipale, dell'Osservatorio regionale per le malattie delle piante e del Consorzio Sanremo congressi e turismo.

Anche la seconda giornata è finita e per chi vuole fare altri souvenir o semplicemente ammirare le realizzazioni nate da diverse lavorazioni del vetro può visitare le aziende: Tre Archi specializzata nella lavorazione artigianale del vetro “a lume” e nella vetro fusione con una produzione che va dai classici animaletti in vetro ai trofei per le celebrazioni; Vetrarte specializza nell’esecuzione di vetrate artistiche legate a piombo con vetro cattedrale colorato e vetro opalescente.

Un consiglio per passare la notte avvolti dalla magia della natura della valle Argentina è la Locanda Le Macine del Confluente. Un soggiorno di charme e di eleganza con suite dotate di bagno privato, salottino con caminetto e televisione satellitare. Inoltre è a soli 8 km dalla prima tappa dell’ultima giornata del nostro itinerario: Arma di Taggia.

TERZA GIORNATA: ARMA DI TAGGIA E IMPERIA

Prima di arrivare sul lungomare di Arma di Taggia ci si può fermare nell’interno a Taggia per la colazione. Si può scegliere tra: Sandro Canestrelli il più antico negozio per la produzione di canestrelli, biscotti al finocchio e granatini di Taggia di cui il fondatore della ditta custodisce gelosamente le ricette originali e la Pasticceria Setti che spazia dai dolci più classici a rivisitazioni di quelli più tipici del territorio. Con i giusti zuccheri in corpo si può scendere ad Arma di Taggia. Per quanto riguarda le origini del Comune di Taggia vanno ricercate ancor prima della conquista da parte dell’Impero romano quando popoli celti e liguri, distintisi come guerrieri ma anche nella pastorizia e nel commercio, si insediarono sulla costa. La conquista romana avvenne nel 192 a.C. e diede vita a una stazione di rifornimento “masio” che prese il nome di Tabia diventando luogo di importanti traffici commerciali oltre che di approvvigionamento per i conquistatori romani. Essa, però, venne rasa al suolo dai Longobardi di Rotari. La popolazione decise allora di migrare verso l'interno dove era più facile difendersi e dove si insediò anche un gruppo di monaci benedettini intorno ai quali ricominciò la ripresa delle attività economiche.

Nel centro di Arma di Taggia si trova la prima villa a cui far visita: Villa Boselli. Sorge in una zona residenziale dove, intorno alla seconda metà dell’Ottocento, sorgevano altri edifici nobiliari, infatti, essa era nata come dimora per le vacanze estive della nobile Tosa Curlo. Venne costruita nel 1888 ed è circondata da un giardino dove una fila di eucaliptus segnano il confine con la strada. Oggi questo giardino è aperto al pubblico mentre la villa ospita la biblioteca comunale, l’ufficio per le informazioni turistiche e all’ultimo piano, raggiungibile attraverso un ascensore panoramico, c’è l’area per le esposizioni.

Le ultime due ville si trovano ad Imperia. La nascita della Provincia avvenne nel 1922 con la fusione di due città che fino a quel momento avevano vissuto separatamente: Oneglia e Porto Maurizio. La prima nasce come borgo di pescatori e appezzamento terreno già nel II secolo a.C. mentre le origini del secondo non sono certe: per alcuni è di origine romana imperiale e sembra prendere il nome da San Maurizio, generale romano della Legione Tebea vissuto nel IV secolo d.C., per altri fu fondato dai Saraceni nel IX secolo.

A Oneglia incontriamo la prima villa di Imperia: Villa Grock. Adrien Wettach, conosciuto come Grock, fu un artista che ebbe un successo strepitoso, acclamato dal pubblico di tutto il mondo per i suoi spettacoli che lo consacrarono “Re dei clown”. Rimase colpito dalla bellezza di Imperia e decise, nel 1920, di acquistare un terreno con una casa dove trascorrere le vacanze e dove poi fece costruire la villa per stabilirvisi definitivamente. Il progetto fu affidato ad Armando Brignole ma sotto la supervisione dello stesso Grock, per questo la villa non è identificabile in uno stile ben preciso ma rispecchia la personalità eccentrica del suo proprietario. Il giardino con i suoi laghetti contornati da palme è immerso in un’atmosfera onirica e fiabesca, gli interni sono in stile liberty ma non mancano richiami orientali con decori futuristi, le stanze sono più di cinquanta. Nel 2002 la villa è stata acquista dalla Provincia di Imperia che nel 2006 ha concluso il restauro del parco e nel 2010 è stata aperta per la prima volta al pubblico. Dal 13 settembre del 2013 la villa è stata allestita come Museo dedicato proprio a Grock e alla sua attività di clown.

L’ultima villa di Imperia e anche di questo itinerario è Villa Faravelli. Si trova a metà strada tra Oneglia e Porto Maurizio in una via residenziale, viale Matteotti, e si affaccia sul mare. È stata costruita nel 1940 e il proprietario era l’industriale Umberto Faravelli. Lo stile è quello neorinascimentale fortemente razionale con linee eleganti e severe. Il giardino, come quelli precedenti, riveste importanza naturalistica e sul lato ovest si erge il gazebo. I restauri sono durati ben sei anni e oggi la villa ospita i più importanti eventi artistici cittadini.

Per completare l’itinerario non si può non visitare un frantoio come il Frantoio Sant’Agata che opera da sei generazioni, dispone della certificazione DOP ed è custode di un segreto racchiuso dentro il gusto delle olive taggiasche.